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Escursionismo

Nel nostro territorio sono presenti alcuni ambienti importanti dal punto di vista naturalistico, geologico e storico. Uno di questi è il massiccio del Catria, un vastissimo territorio che comprende due regioni (Marche e Umbria) e tre province (Pesaro-Urbino, Ancona e Perugia), con quattro principali cime: Monte Catria 1.701 s.l.m. (la più alta della provincia di Pesaro-Urbino), Monte Acuto 1.668 s.l.m., Monte Alto 1.321 s.l.m. e Monte Tenetra 1.240 s.l.m. Al suo interno nel corso dei decenni sono state istituite alcune zone di protezione per la flora e la fauna autoctona ed a rischio estinzione. Le più importanti sono:

  • AREE FLORISTICHE PROTETTE per la salvaguardia della flora spontanea appenninica dove all’interno di esse si trovano zone denominate HABITAT 6210 “siti importanti di orchidee”.
  • OASI DI PROTEZIONE per la tutela dell’aquila reale (aquila chrysaetos) che oramai è presente da oltre quattro secoli. La coturnice appenninica (alectoris-orlandoi) ed il gracchio corallino (pyrrhocorax-pyrrhocorax).

In cima al Monte Catria nel 1901 è stata eretta una croce alta 18 m. in occasione dei venti secoli trascorsi dalla nascita di Cristo Redentore. In quell’occasione l’operaio addetto allo scavo trovò una statuetta votiva segno di un atto di fede compiuto quasi 3000 anni fa. Undici cm e appena 152 gr, priva purtroppo dei piedi ma con una splendida patina scura ancora pressoché intatta. Sulla testa ha una corona. In una mano una scodella e appoggiato alla spalla un mantello. Il primo oggetto richiama agli atti sacrificali, il secondo un simbolo di autorità. Ha anche una collana al collo e alcuni esperti ritengono questa particolare decorazione la conferma che si tratti di una divinità gallica.

Oggi è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Ancona.

Nel 1994 negli strati esposti alle pendici del Catria, dove un tempo si estraevano le pietre per le macine dei mulini della storica ditta “Baldeschi & Sandreani”, sono state rinvenute alcune impronte fossili. Dopo attenti studi da parte di paleontologi si è arrivati alla conclusione che questo rettile, Accoriichnus Natans soprannominato simpaticamente Ugo, era una specie di “lucertolone” adatto alla vita dell’ambiente marino vissuto probabilmente in età Medioliassica. Una fase di transizione tra il Giurassico (200 milioni di anni fa) dominato dai dinosauri con anche la comparsa di primi piccoli mammiferi e il Cretaceo (100 milioni di anni fa) in cui si affermano piante, fiori e la presenza degli pterosauri, straordinari rettili volanti. L’ambiente in cui si muoveva “Ugo” era quello di un fondale di qualche decina di metri di profondità. La forma e la distribuzione delle impronte individuano un animale vertebrato a quattro zampe che procedeva con movimento serpeggiante aggirandosi sui fondali alla ricerca di cibo. La curiosità che suscita questo ritrovamento può essere soddisfatta in pieno visitando il Museo Archeologico di Cantiano nella sezione Geo-Territoriale dove è presente un’affascinante ricostruzione plastica di “Ugo”.

Un’altra zona di particolare interesse naturalistico è rappresentata dal PARCO COMUNALE BOSCO DI TECCHIE. Istituito nel 1986, la cui tutela gli ha permesso di rimanere integro sviluppando un ambiente unico nel suo genere e ricco di biodiversità. Ci troviamo nel regno della necromassa legnosa: qui le piante hanno il tempo di invecchiare, morire e decomporsi. Questa evoluzione libera è qualcosa di straordinario nelle Marche. Ricordiamo che in un grande albero morto caduto a terra vi sono fino a sedici differenti habitat. Questo suo elevato stato di integrità ambientale ha fatto si che al suo interno abbiano trovato il loro habitat ideale alcune specie floristiche rare o di alto interesse fito-geografico tra cui: la bella Orchidea romana (orchis romana), l’Ofioglosso comune (ophioglossum vulgatum) piccola e rara felce, la Calluna (calluna vulgaris) detta comunemente brugo (da qui brughiera) un’ericacea tipica delle zone dell’Europa settentrionale e qui al suo limite meridionale di vegetazione e le rare particolari colonie di Arisaro codato (arisarum proboscideum). Questo piccolo paradiso è anche l’ultimo rifugio di alcune specie non più rintracciabili nei territori circostanti per un centinaio di chilometri. Tra i più importanti ricordiamo: salamandra pezzata (salamandra salamandra). Il picchio rosso mezzano (picoides medius) e il picchio rosso minore (picoides minor) specie considerate estinte per quasi tutto il territorio regionale. 

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